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Basta soffrire in silenzio: le verità nascoste dietro la vulvodinia

Basta soffrire in silenzio: le verità nascoste dietro la vulvodinia

 

La vulvodinia. Un nome quasi misterioso per una condizione che di misterioso non ha nulla, se non il fatto che per anni è stata ignorata, minimizzata e perfino derisa. Dolore, bruciore, disagio: chi ne soffre sa bene di cosa si tratta. Eppure, quante volte hai sentito qualcuno parlarne apertamente? Probabilmente poche, se non mai. Ecco perché è arrivato il momento di rompere il silenzio e svelare la verità su questa condizione tanto diffusa quanto poco compresa.

Cos’è la vulvodinia?

Immagina di provare un fastidio persistente, come un bruciore o una sensazione di puntura, proprio lì, nella zona vulvare. Non c’è un’infezione, nessuna allergia, nessuna spiegazione apparente, eppure il dolore c’è e non se ne va. Questo è esattamente ciò che accade con la vulvodinia: un dolore cronico che non ha una causa identificabile e che può trasformare anche le attività quotidiane più semplici in una vera e propria sfida.

Perché succede? Le cause nascoste

Se solo ci fosse una risposta semplice! Ma no, la vulvodinia è un enigma medico e le sue cause possono essere molteplici:

  • Fattori fisici: traumi, interventi chirurgici pregressi o infezioni croniche possono essere scatenanti.

  • Fattori psicologici: stress, ansia, depressione e traumi passati non aiutano di certo.

  • Fattori ormonali: gli sbalzi ormonali, come quelli del ciclo mestruale o della menopausa, possono incidere sui sintomi.

Il peso del silenzio (e dello scetticismo)

“Sarà nella tua testa”, “Passerà da solo”, “Forse sei solo stressata”. Frasi del genere, dette con leggerezza, pesano come macigni su chi soffre di vulvodinia. Molte donne si sentono sole, fraintese, a volte perfino giudicate. La paura di non essere credute porta spesso al silenzio, a convivere con il dolore senza cercare aiuto. Ma il dolore non è mai “normale” e non deve essere accettato passivamente.

La diagnosi: un percorso a ostacoli

Identificare la vulvodinia può essere un percorso lungo e frustrante. Spesso serve un team di specialisti, tra ginecologi, fisioterapisti del pavimento pelvico e psicologi, per arrivare a una diagnosi corretta. La buona notizia? Esistono trattamenti! Le opzioni variano dalla terapia farmacologica alla fisioterapia, dalla terapia cognitivo-comportamentale a tecniche di rilassamento e, in alcuni casi, interventi più specifici.

Rompere il silenzio: l’importanza del supporto

Parlare di vulvodinia significa dare voce a chi ancora lotta per essere ascoltata. Condividere esperienze, cercare supporto in gruppi di aiuto, leggere storie di altre donne può fare la differenza. Perché la consapevolezza è il primo passo per il cambiamento.

La vulvodinia non deve più essere un tabù. Se pensi di soffrirne, sappi che non sei sola. Cerca aiuto, informati, parla. Il silenzio non cura, ma la conoscenza sì. E tu? Sei pronta a far sentire la tua voce?

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